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Italia SI Italia NO e la terza via… balneare

Claudio Laera
Riflessioni sul referendum elettorale
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Come tutti sanno, o almeno dovrebbero sapere, il referendum è quello strumento attraverso il quale il corpo elettorale viene consultato su temi specifici.

I padri costituenti accolsero una concezione dello strumento referendario quale estremo mezzo di tutela dell’ordinamento democratico direttamente in mano al popolo, riservandolo principalmente all’abrogazione di atti aventi forza di legge ordinaria o come mezzo consultivo in tema di modifiche alla Costituzione.

Ma, nonostante si debba la sua esistenza a motivazioni di natura squisitamente storiche, ovvero estremo argine a derive autoritarie, le maggiori forze politiche italiane non lo hanno mai visto di buon occhio, sia per evitare di dover affrontare una volontà popolare discostante rispetto a quelle partitiche, ma soprattutto per la fatica di dover vedersi limitare il primato del controllo sul potere legislativo: malgrado la generica previsione dell’art.75 Cost. si è dovuto aspettare ben 25 anni prima di veder approvata dal parlamento la disciplina organica del ricorso alle consultazioni referendarie, nel bene o nel male una vera e propria partita di scambio tra le forze politiche favorevoli alla legge sul divorzio e quelle contrarie, fiduciose che la maggioranza popolare abrogasse quell’istituzione che, al tempo, era motivo di fratture radicali in parlamento, come nell’intero Paese.

“È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente forza di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali” dice il primo comma dell’art. 75 Cost., ma questa volta,   i tre quesiti proposti vengono classificati come “chirurgia referendaria”, in nome del loro obiettivo di modifica della legge elettorale attuale attraverso non l’abrogazione totale, ma l’eliminazione di singole frasi o locuzioni presenti nel testo normativo.

I primi due quesiti hanno lo stesso oggetto: propongono l’abolizione della possibilità per i partiti, in occasione di elezioni politiche,  di creare apparentamenti reciproci con un programma elettorale unico e la nomina del leader politico (coalizioni come in passato lo sono state la Casa delle Libertà, l’Unione o l’alleanza tra PD e IDV alle scorse politiche).

Le conseguenze che si produrrebbero se le modifiche venissero approvatate sarebbero fondamentalmente due:

– la prima è che ogni singolo partito dovrebbe affrontare le due soglie di sbarramento (4% alla camera, 8% al senato) autonomamente, oppure fondendo la propria lista di candidati(non necessariamente il soggetto politico) con uno o altri partiti;

– la seconda riguarda il premio di maggioranza, ma suggerisce riflessioni diverse a seconda che si parli di Camera dei Deputati o Senato della Repubblica. Nel primo caso alla liste che otterrebbe più voti delle altre, non necessariamente il 50% o più, sarebbe assegnato il 55% dei seggi, la maggioranza assoluta sulla scia della legge elettorale del 1923 o quella del 1953.
In relazione al Senato invece, a causa del diverso criterio di assegnazione del premio di maggioranza, la sua composizione finale rimarrebbe comunque un rebus, essendo assicurato alla lista vincente in una determinata regione almeno il 55% dei seggi ad essa assegnati, favorendo quelle forze politiche, come già ora accade anche per le coalizione, che vantano ampi margini di consensi in determinate regioni più che in altre.

La terza proposta referendaria ( scheda verde) suggerisce di eliminare la possibilità che un singolo candidato possa presentarsi in più circoscrizioni, approfittando della propria popolarità personale per trainare voti verso il proprio partito: colla conseguenza che in seguito, a seconda della circoscrizione che sceglierà per la propria elezione, favorirà i primi dei non eletti della propria lista/coalizione che appartengono alle circoscrizioni in cui rinuncia al seggio.

La consultazione, inizialmente fissata per il 18 maggio 2008, è stata poi rimandata al 21 giugno 2009 per lo scioglimento anticipato delle Camere, avvenuto il 6 febbraio 2008. Le operazioni di voto si svolgeranno contestualmente dalle ore 8.00 alle ore 22.00 della domenica e dalle ore 7.00 alle ore 15.00 del lunedì. Su ogni scheda referendaria vengono riportati il numero del referendum, la denominazione ed il quesito così come approvati dall’Ufficio centrale per il referendum.
Ciascun elettore ha diritto di esprimere il voto tracciando con la matita copiativa un segno sul riquadro corrispondente alla risposta da lui prescelta [“SI” o “NO”]: il legislatore costituente, concependolo come reale manifestazione di volontà popolare e quindi ritenendo necessaria la partecipazione minima di metà dell’elettorato, ha  però fatto un regalo a quelle compagini che, di volta in volta contrarie ai vari quesiti succedutisi nel tempo, promuovono l’astensionismo, ormai sempre più in voga, come arma più efficace rispetto al NO crociato.

giovedì 18 Giugno 2009

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euroby
euroby
14 anni fa

Domenica dovrebbe essere, metereologicamente parlando, una brutta giornata, quindi andiamo tutti a votare così:
NO – NO – SI