Il Web compie 25 anni, ma continua a far paura (soprattutto in Italia)

Valentino G. Colapinto
Un piccolo amarcord digitale tra speranze e timori
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La prima volta che sentii parlare del Web fu all’inizio degli anni Novanta, grazie a un articolo di Vittorio Zucconi su Repubblica. A quei tempi per noi italiani era solo fantascienza. Eppure Internet, la rete delle reti, esisteva già dagli anni Sessanta, ma per moltissimo tempo ebbe finalità unicamente militari e scientifiche.

È solo grazie al www (World Wide Web), inventato 25 anni fa da Tim Berners-Lee (un oscuro ricercatore del Cern), che sono nati i siti web e Internet è diventata così come la conosciamo.

Nel 1995 finalmente si diffusero anche in Italia i primi internet service provider, che fornivano al pubblico connessioni lente e costose. E subito si sollevarono critiche e proteste da parte di certa opinione pubblica. Molti demonizzarono la rete, dipingendola come un covo di criminali e pedofili: memorabili restano certe puntate del Maurizio Costanzo Show, dove si faceva a gara per sparare su questa nuova diavoleria.

All’iniziale ondata di tecnofobia, come spesso accade, succedette un’altrettanto insensata euforia tecnofila, che negli ultimi anni Novanta generò la bolla della New Economy. Tanti si illusero di potersi arricchire facilmente investendo nelle dot.com e si ritrovarono senza soldi quando la bolla scoppiò nel 2001.

Ma nulla può fermare il progresso tecnologico, neppure l’irrazionalità umana, e così dalle ceneri del primo www, a metà degli anni zero, nacque il Web 2.0, basato sulla condivisione e la partecipazione. Non più siti web statici, bensì forum, blog, piattaforme di condivisione dei media come YouTube e Flickr, enciclopedie collaborative come Wikipedia e, soprattutto, i tanto amati-odiati Social Network (prima MySpace e poi Facebook e Twitter).

In quest’ultimo decennio, anche grazie alla diffusione sempre più massiccia di smartphone e tablet, Internet è diventata onnipresente nella vita quotidiana. Oltre all’affermazione definitiva dell’e-commerce (Amazon ed eBay sono diventati i gran bazar mondiali), sono innumerevoli i modelli di business sono basati sulla rete (dalla prenotazione di voli e alberghi ai servizi di car sharing). Anche la formazione e i rapporti con la P.A. avvengono sempre più spesso online, per non parlare dell’intrattenimento (pensiamo a giochi online come Candy Crush Saga oppure ai servizi di musica e film in streaming come Spotify e Netflix).

Eppure, nonostante l’importanza ormai irrinunciabile del vivere connessi, la rete è ancora vista come un pericolo in molte parti del mondo. Non bisogna andare fino in Corea del Nord o Iran: anche nel nostro paese i nemici di Internet sono molti e si annidano soprattutto tra i banchi del parlamento.

La rete fa paura ai politici italiani, perché toglie loro potere. Meglio cercare di addomesticarla, censurandola con vari pretesti (l’hate speech e la pirateria sono quelli più gettonati al momento). Sta a noi cittadini vigilare per impedire che l’interesse di pochi danneggi l’apertura, neutralità e gratuità della rete.

Buon compleanno World Wide Web!

lunedì 17 Marzo 2014

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