Politica

Intervista al dott. Gianni Spinelli, direttore de “La Fonte”

Valentino G. Colapinto
«Assolto, perché il fatto non sussiste».
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di Valentino G. Colapinto

Iniziamo dalle presentazioni. Chi è Giovanni Spinelli?
Sono il direttore dell’Istituto di Vigilanza Privata “La Fonte”, che opera nei Comuni di Acquaviva delle Fonti, Santeramo in Colle e Cassano Murge. Una S.n.c. (società in nome collettivo), di cui dal 2002 rivesto la carica di Amministratore Unico nonché Titolare di Licenza, anche se La Fonte esisteva già dal 1994.
Ci occupiamo di Servizi di Sicurezza, tuteliamo i beni immobili dei nostri clienti con servizi armati a cura di Guardie Particolari Giurate e con strumenti tecnologici (radio e teleallarmi, videosorveglianza). Non di rado collaboriamo con le forze di Polizia presenti sul territorio, per sinistri stradali e tutte le volte in cui ci siano “richieste rivolte dagli ufficiali o dagli agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria”, ai sensi dell’art.139 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza. Attualmente offriamo lavoro a venti unità, quasi tutte di Acquaviva. Una media impresa, insomma.

Riepiloghiamo i fatti con ordine.
Nel marzo del 2005 vi è stato un controllo da parte dell’Ispettorato del Lavoro, a seguito del quale sono state pagate delle ore di straordinario in favore dei dipendenti, nei termini di legge.
Nell’agosto 2006, a circa sedici mesi dai fatti, Francesco Ciro Gatti – ex socio, estromesso da La Fonte – e il figlio Vito Gatti – nostro ex dipendente, licenziato per giusta causa – denunciarono alla Guardia di Finanza che, sotto la minaccia di licenziamento, i soldi concernenti quella sanatoria in seguito erano stati restituiti all’azienda. Parliamo di una somma complessiva di 26.835,52€. L’accusa era, quindi, di estorsione.

Qual è la sua opinione su questa denuncia che ha ricevuto?
Perché denunciare dopo tanti mesi e non il giorno dopo? Poteva il dipendente, figlio di un socio, subire tale reato? È chiaro che, a mio parere, per una precisa cronologia dei fatti si tratta di una denuncia legata alla sua estromissione dalla società, atto deciso di comune accordo con tutti gli altri soci e dovuto a una sua condotta che violava lo statuto della società.
Sulla scorta di tale denuncia e delle dichiarazioni di alcuni dipendenti, molti dei quali in realtà ormai ex-dipendenti, fu disposto il rinvio a giudizio.
Essendo in quel momento personalmente Assessore alla Polizia Municipale e alla Sicurezza Pubblica del Comune di Acquaviva, il fatto ebbe anche un’eco a livello politico. Con una mozione alcuni consiglieri di opposizione chiesero le mie dimissioni o il ritiro delle deleghe da parte dell’allora Sindaco.

Come si comportò di fronte a queste richieste?
La mozione fu bocciata. Ricordo che in quell’occasione fui difeso a spada tratta sia dal Sindaco Pistilli che dai consiglieri Pastore e Lenoci, i quali non ebbero dubbi sulla mia onestà e sul mio profilo professionale.
Tra l’altro, il presunto reato contestatomi non rientrava neppure nei reati contro la P.A. (corruzione, peculato, concussione, ecc.), quindi non era connesso al ruolo di assessore, né ero sottoposto a specifiche misure restrittive.
Consapevole, pertanto, della mia completa estraneità ai fatti e forte della presunzione d’innocenza, che vale per tutti gli imputati fino all’ultimo grado di giudizio, continuai con dedizione e passione il mio lavoro di assessore comunale. Come tutti sappiamo, pochi mesi dopo la Giunta Pistilli cadde e il Comune fu commissariato. Arriviamo quindi a oggi.
Il processo si è celebrato presso la sezione distaccata ad Acquaviva delle Fonti del Tribunale di Bari e il giudice dott. Giuseppe Battista ha assolto me e l’altro imputato Domenico Solazzo, difesi dagli avvocati Nunzio Damico, Leo Bozzi, Francesco Papadìa e Mimmo Mastrandrea, perché “il fatto non sussiste”, ossia con la formula assolutoria più ampia.
La stragrande maggioranza dei dipendenti, infatti, ha affermato di non aver mai restituito alcunché, né di aver mai ricevuto pressioni in tal senso. Non voglio però entrare nel merito del processo, perché attendiamo ancora le motivazioni della sentenza.

Ci sono anche altri sviluppi della vicenda, che vanno oltre questa causa?
Sì, perché prima di quest’ultima denuncia, che ha portato poi al procedimento penale di cui abbiamo appena parlato, ci sono state decine di esposti, sempre firmati dal nostro ex socio Sig. Francesco Ciro Gatti, inviati sia alla Prefettura che alla Questura di Bari, in cui si denunciavano innumerevoli irregolarità, secondo lui presenti nella gestione della nostra azienda.
A seguito di uno di quegli esposti, il Gatti è stato rinviato a giudizio, per diffamazione e calunnia ai miei danni, dal gip presso il Tribunale di Bari, dott. Giuseppe De Benedictis.

Dopo l’assoluzione, attuerete altre iniziative legali?

Aspettiamo le motivazioni della sentenza, e poi decideremo. Certamente, adesso possiamo lavorare più serenamente. La nostra maggiore attenzione è, infatti, quella di servire i nostri clienti; difendere venti posti di lavoro; contribuire a garantire la sicurezza del paese – per quanto ci competa – e renderci utili alla comunità locale.
Proprio ieri – grazie al mio personale intervento – siamo riusciti a salvare la vita a un uomo anziano, residente in via Curzio, vittima di un malore, dopo che la sua anziana moglie – rilevata dalle nostre telecamere di sorveglianza – stava rientrando a casa, non essendo riuscita ad allarmare il 118. Immediatamente abbiamo accompagnato gli operatori del 118 al domicilio, conoscendo la persona vittima dell’increscioso episodio. Questo è solo un esempio, ma ne potrei farne tantissimi altri.

Sicuramente, gli istituti di vigilanza privata oggi svolgono una funzione molto importante, stante l’impossibilità, per motivi contrattuali, di mobilitare i vigili urbani di notte e l’esiguità dei carabinieri locali in servizio sempre nelle ore notturne, dovuta alle note ristrettezze economiche.
Forniamo un’azione di supporto e siamo, anzi, obbligati a rispondere alle richieste di collaborazione da parte dei Carabinieri, laddove ve ne fosse la necessità. Tutto ciò, ovviamente, è valido non solo per La Fonte ma anche per tutti gli altri Istituti di Vigilanza.

Dalla tua posizione di osservatore privilegiato, ci vuoi dare un giudizio sull’attuale livello della micro e macro-criminalità nel nostro paese?
Premetto che ad Acquaviva delle Fonti abbiamo un Comando Stazione Carabinieri molto, ma molto operativo. Che vuol dire questo? Grazie alla loro attività investigativa, professionalità e dedizione, i fenomeni delinquenziali vengono spesso repressi sul nascere.
Certo, rimane quel numero di reati di micro-criminalità purtroppo – direi con tristezza – fisiologici, imprevedibili e molto difficile da prevenire, come i furti negli appartamenti o i furti d’auto. Ritengo comunque che il livello di criminalità sia assolutamente tenuto sotto controllo dalla locale Caserma dei Carabinieri.

E per quanto riguarda il fenomeno del racket? Quanto ritieni sia diffuso nella nostra cittadina?

A questa domanda non sono in grado di rispondere, perché è un reato così delicato che difficilmente emerge in superficie, vista l’omertà che di solito lo accompagna, né mi voglio avventurare nel sollevare allarmismi, se non ne ho i dati certi. Purtroppo, non ho quindi gli strumenti per risponderti.

venerdì 24 Dicembre 2010

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rosyan
rosyan
13 anni fa

Finalmente la verita’ e la giustizia trionfano!
Come ho sempre pensato e sostenuto, le brave persone sono continuamente oggetto di invidia e cattiveria altrui.In paese sappiamo tutti che il dott. Spinelli non solo e’ una brava persona, ma anche molto capace. Non mi dispiacerebbe vederlo come futuro sindaco!